La riduzione dei costi energetici in Italia
Il costo dell’energia elettrica in Italia è notevolmente diminuito rispetto al picco del 2022, passando da 298,69 €/MWh a un medio di 126,18 €/MWh nel 2023, ritornando ai livelli simili del 2021, pari a 125,34 €/MWh: numeri che dimostrano un chiaro trend di riduzione.
La questione dell’energia è una delle tematiche più importanti per l’Italia, paese che dipende in gran parte dalle importazioni per soddisfare il suo fabbisogno energetico. Attualmente, il mercato energetico italiano si trova in una fase di profonda trasformazione, influenzata da diversi fattori che ne determinano i costi. Tra questi, l’offerta e la domanda di energia, le politiche governative e i prezzi delle materie prime sono i principali protagonisti. La crescente domanda di energia elettrica e il continuo aumento dei prezzi delle materie prime, come il petrolio e il gas, hanno contribuito ad un rialzo dei costi energetici nel corso del 2022, che ora sembra parzialmente rientrato. Inoltre, le politiche governative, in particolare quelle in materia di tassazione, hanno un impatto significativo sui prezzi dell’energia per le aziende e i consumatori. Affrontare queste sfide è fondamentale per garantire una fornitura energetica stabile e sostenibile per il futuro.
Il confronto con la Spagna
Guardiamo oltre i confini nazionali. Anche se la situazione varia, la Spagna, che era storicamente allineata ai costi italiani nel periodo 2015-20, ha gestito meglio l’aumento del costo nel 2022 e 2023, dimostrando una resilienza notevole. L’Italia, invece, ha perso il confronto con la Spagna, pagando l’energia più cara del 78% nel 2022.
La Spagna ha implementato numerose politiche ed ha adottato leggi specifiche per gestire la sua situazione energetica. Una delle più importanti è la Ley del Sector Eléctrico, che regola il mercato dell’energia elettrica nel paese. Questa legge ha portato alla liberalizzazione del mercato, permettendo a più attori di entrare nel mercato e fornire energia.
Inoltre, la Spagna ha stabilito degli obiettivi chiari per aumentare l’utilizzo delle fonti rinnovabili nel mix energetico nazionale. Ad esempio, l’obiettivo è di raggiungere il 20% di energia rinnovabile entro il 2020, e il 35% entro il 2030.
Il contesto europeo
Guardando a Francia e Germania, tradizionalmente paesi con costi energetici più bassi, notiamo un aumento considerevole nel 2023, attestandosi a 96,86 €MWh e 95,18 €MWh rispettivamente. La tendenza è chiara: l’energia sta diventando più costosa in tutta Europa.
L’aumento dei costi energetici in Europa è una problematica sempre più urgente e di grande rilevanza per i paesi del continente. Ci sono diversi fattori che hanno contribuito a questa situazione, tra cui l’aumento della domanda di energia, la crescente dipendenza dalle importazioni e i problemi di approvvigionamento. Inoltre, anche fattori esterni come il cambiamento climatico e le tensioni geopolitiche hanno avuto un impatto significativo sui costi energetici in Europa.
L’aumento della domanda di energia è dovuto in gran parte alla crescita economica e demografica dei paesi europei. Questo ha portato a un aumento della richiesta di energia sia nei settori industriali che domestici.
L’aumento dei costi energetici in Europa ha un impatto significativo sull’economia della regione, con particolare rilievo per le piccole e medie imprese. Queste aziende spesso sono le più colpite dal caro prezzo dell’energia, poiché hanno meno risorse per far fronte a costi crescenti. Ciò può portare a una diminuzione della competitività e della produttività, con conseguente impatto negativo sull’economia europea nel suo complesso. Non è possibile al momento effettuare previsione di medio-lungo periodo sui costi dell’energia a livello europeo, per questo motivo è opportuno mettere in campo politiche coerenti di efficientamento e riduzione degli sprechi.
Il Valore dell’acqua
Nello scenario di sviluppo del paese, l’acqua assume un valore rilevante, considerando che è la risorsa abilitante per la generazione del 17,5 % del PIL del paese. L’industria è oggi responsabile del 21% dell’utilizzo totale di acqua e le imprese più “idrovore” rappresentano 902 miliardi di fatturato annuo e 237 miliardi di valore aggiunto, con tassi di sviluppo in crescita.
Per ogni fase di utilizzo dell’acqua, dalla captazione al trattamento finale, le industrie devono sopportare costi energetici importanti. Parlando solo del trattamento finale, le stime recenti (Valore Acqua per l’’Italia – 2021 The European House Ambrosetti) parlano di un’’incidenza sui consumi energetici nazionali dell’1%.
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